La bellezza di Vasto Città

La bellezza di Vasto Città

Chiese e conventi

Cattedrale di San Giuseppe

La cattedrale di San Giuseppe.

Il primo impianto risale al XIII secolo. Originariamente, la chiesa conventuale era intitolata a Sant’Agostino, per poi prendere il nome attuale durante il decennio francese. La chiesa fu ampliata nel XIX e nel XX secolo. Della chiesa originaria rimane solo una monofora con conci nel lato nord e dei pochi altri vaghi elementi si può supporre che il coronamento fosse orizzontale. Nel 1895 vi furono dei lavori di ristrutturazione. Negli anni ottanta del XX secolo furono distrutte con cariche di dinamite delle opere nel chiostro. L’interno è a navata unica con transetto. Il campanile consta di mura a scarpa.[10]

Chiesa di Santa Maria Maggior

La chiesa risale al 1195 quando viene citata in un diploma di Enrico VI come ecclesia Sancte Marie in Guastoaymonis. L’interno è a tre navate con cripta.[11]

Chiesa di Maria Santissima del Carmine

Chiesa di San Michele Arcangelo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1656 in seguito ai terremoti e alla peste i Vastesi murarono solennemente una pietra del santuario di San Michele Arcangelo che secondo una visione li avrebbe protetti da quei flagelli sulla porta di Santa Maia. A circa 300 m all’esterno delle mura, su un terreno donato da Francesco Cresci, con vista sul promontorio del Gargano il 19 marzo del 1657 fu iniziata l’edificazione della chiesa, che venne terminata nel 1675, come si legge sopra la porta in una iscrizione latina dettata da Giovanni Palma. San Michele Arcangelo fu acclamato patrono della città, con conferma pontificia ottenuta nel 1827. La chiesa conserva l’altare maggiore in legno, con doratura ad oro zecchino, lavoro di artista veneziano.

Chiesa di Sant’Antonio da Padova e ruderi del convento di San Francesco d’Assisi[

La chiesa di Sant’Antonio

È sita in Via Adriatica. La costruzione è precedente al 1334. Il convento ha subito la perdita delle strutture adibite ad abitazione dei monaci e di vari locali a loro pertinenti, tra cui: il dormitorio, il refettorio, le cucine, le cantine, i fondaci e il chiostro. All’interno ha subìto l’eliminazione della mensa degli altari negli anni settanta del XX secolo. Il convento sarebbe stato fondato al tempo di San Francesco se non dal santo stesso in persona. Giuseppe de Benedictis nel 1759 asserisce che i frati francescani si erano stanziati nella chiesa paleocristiana detta di santa Croce risalente al VVI secolo di cui rimangono alcune vestigia delle mura della nella cantina. Alcuni studiosi sono unanimi nell’asserire che comunque il convento era antecedente al Provinciale Vastutissimum di fra’ Paolino da Venezia e Marchesani la ritiene già ultimata nel 1336 quando vi fu organizzato un Capitolo Provinciale, ma di certo l’organizzazione clericale doveva essere già ben istituita in quanto, una vedova, nel suo testamento volle lasciare la sua casa alla confraternita della Santissima Trinità de’ Pellegrini o di Sant’Antonio da Padova per farne un ospedale. Notizie successive asseriscono che in un periodo compreso tra il 1271, periodo del suddetto testamento e la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo la costruzione della nuova chiesa era già a buon punto. Luigi Murolo asserisce che nel 1336 era già ultimata. Tra il 1352 e il 1546 sono attestati alcuni piccoli lavori tra cui un rinnovamento della scuola dalle fondamenta del 1527, la costruzione di una cisterna ed una richiesta ristrutturazione avvenuta tra il 1543 ed il 1544. Al 1549 risalgono altri lasciti. Del 1551 sono i restauri della cappella della Concezione. Nel 1566 gli archivi del convento furono bruciati durante le incursioni dei turchi, verosimilmente anche parte del convento subì danni. Nella prima metà del XVIII secolo sono stati fatti degli ammodernamenti all’interno. In seguito alla soppressione nel 1809 degli ordini monastici possidenti di terre, il convento fu adibito ad usi pubblici fino al 1956. L’interno della chiesa è stato recentemente ridipinto. All’interno è conservato un crocifisso ligneo policromo attribuito a Giacomo Colombo.[12]

Ruderi della chiesa di San Pietro

La chiesa di Santa Lucia

Sono siti in Via Adriatica. Risulta già documentato già nell’809 insieme ad altri edifici annessi al monastero. Nell’XI secolo fu feudo dell’abbazia di San Giovanni in Venere come emerge da un documento del 1047. Nel 1195 faceva parte del demanio. Dai ruderi del chiostro è riemerso una protome barbata oggi sita nel museo civico archeologico. Il monastero cessò le sue funzioni nel 1410 quando fu trasformata in chiesa. In seguito, nel 1960, la chiesa fu demolita per via di una frana avvenuta quattro anni prima. Della chiesa rimane la facciata con annesso portale tardo-duecentesco nella cui lunetta vi sono delle raffigurazioni della Madonna col Bambino e della Crocifissione. Ai lati del portale vi sono dei resti di opus reticolatum.[13]

Veduta di Piazza Rossetti con una chiesa

Resti della chiesa di Santa Croce

Sono siti in Via Roma sotto le gradinate dell’Arena delle Grazie. La zona occidentale della chiesa è riemersa nella metà degli anni settanta del XX secolo dove sono stati trovati dei frammenti di mosaici. La chiesa era sita alla periferia della città antica presso un incrocio di due strade ortogonali presso le terme e, forse, di un macellum. Lo stile dei muri è simile alle chiese pugliesi settentrionali coeve. L’interno era a navata unica con abside.[14]

Ex convento di Sant’Onofrio

È sito in Via Sant’Onofrio. Risale al 1440. Dei restauri alle zone abitative dell’area conventuale hanno portato alla perdita di alcuni fregi, tra cui degli intonaci, dei dipinti, delle decorazioni murarie, dei pavimenti e degli infissi. Presso gli altari delle navate è stato recuperato un ciclo pittorico forse raffigurante degli episodi della vita di Sant’Onofrio. Il convento constava di chiostro mentre la chiesa ha una navata principale ed una piccola navata laterale. La chiesa ha dimensioni ridotte. Nei primi secoli la chiesa forse aveva la volta solamente nella zona absidale, mentre la navata aveva il soffitto a capriate.[15]

Complesso monumentale di Santa Lucia

È sito in Via di Santa Lucia nel Vallone L’Angrella. Un monastero dedicato a Santa Maria in Valle sito nel Fosso dell’Angrella forse era corrispondente alla chiesa omonima che fu possedimento dell’abbazia di Santa Maria di Farfa. Tuttavia la prima notizia risale al 1276 quando l’abate di Santa Maria di Casanova reclamò al re Carlo I d’Angiò poiché Andrea de Sully esigeva che i pastori del monastero cistercense che transumavano in Puglia il pagamento di un pedaggio per un certo numero di castrati, al rifiuto dell’abate, furono sequestrati gli animali, fu saccheggiata la chiesa, fu sottratto il frantoio della grangia e furono confiscati gli arnesi della imbarcazione con cui venivano portati i viveri per il monastero di santa Maria alle Tremiti. Dal XV secolo fu chiamato grangia di Santa Lucia o monastero o badia di Santa Maria in Valle. Era dotato di una chiesa, di camere e di un pozzo. Nel 1566 fu ricostruito in seguito all’incendio provocato dai turchi. In seguito fu gestito da un priore fino al XVIII secolo. In seguito il territorio del fosso dell’Angrella fu coinvolto da alcune frane e già nel 1794 il monastero non esisteva più ma gli incassi urbani e rurali furono riscossi fino al XX secolo. Attualmente sono visibili i resti dell’insediamento. La chiesa di Santa Lucia annesso al palazzo rurale dei d’Avalos del XVIII secolo è comunicante con i resti della costruzione benedettina attraverso dei campi presso via di Santa Lucia. Il monastero di Santa Lucia è in deterioramento.[16]

Altre chiese

Santa Maria di Punta Penna

  • Chiesa di S. Anna (dedicata alle mamme)[17]
  • Chiesa di S. Francesco da Paola o dell’Addolorata
  • Chiesa della Madonna delle Grazie
  • Chiesa di S. Nicola
  • Chiesa di S. Giovanni Bosco
  • Chiesa della Madonna dei Sette Dolori
  • Chiesa di S. Marco Evangelista
  • Chiesa di S. Paolo Apostolo
  • Chiesa di S. Maria del Sabato Santo (la più recente, eretta nel 2012)
  • Chiesa di S. Filomena
  • Chiesa dell’Annunziata
  • Chiesa di S. Antonio Abate (situata nella frazione di Sant’Antonio Abate)
  • Chiesa di S. Lorenzo (situata nella frazione di San Lorenzo)
  • Santuario di Maria SS. Incoronata (situata nella frazione Incoronata)[18]
  • Chiesa di S. Maria di Pennaluce (situata nella frazione di Punta Penna)
  • Chiesa della Maddalena (situata nell’omonima contrada)
  • Chiesa di Stella Maris (situata nella piazza principale di Vasto Marina)
  • Chiesa di S. Francesco d’Assisi (situata in viale Dalmazia a Vasto Marina)
  • Chiesa della Madonna Addolorata (situata nella frazione di Pagliarelli)

Palazzi

Palazzo D’Avalos

Veduta di Palazzo D’Avalos

Il palazzo è stato costruito da Giacomo Caldora, come attesta il primo documento che parla di questo palazzo: è un documento del 1427 che stabislisce un risarcimento dello stesso Giacomo Caldora a dei frati. In seguito fu dei d’Avalos, che non lo utilizzarono mai come residenza. durante l’invasione turca fu messo a ferro e fuoco da Pialy Pascià causa una delle assenze dei proprietari. Il palazzo consta di cortile e giardino, di cui il giardino è stato recentemente restaurato. Il palazzo è su due livelli con tratti neoclassici sulle finestre. Poco o nulla rimane del suo aspetto originario così come del suo antico teatro al suo interno.[19]

Nel suo interno, attualmente è sede del museo archeologico, del museo del costume e della pinacoteca. La sezione archeologica ospita statue femminili, teste di Afrodite, Eros, Zeus e Sileno oltre una serie di statuine bronzee, tutte raffiguranti la figura di Eracle. La Pinacoteca contiene un settore dedicato alla pittura contemporanea ed in particolare a quella del’800, in cui si possono ammirare opere di Filippo PalizziValerio LaccettiFrancesco Paolo Michetti, tutti artisti abruzzesi e Giulio Aristide Sartorio, .[20]

Altri palazzi

  • Palazzo della Penna

Castelli

Castello Caldoresco

Castello Caldoresco

Il castello è sito su di un promontorio che domina la costa. Consta di bastioni agli angoli. La parte originaria risale al XIVXV secolo con trasformazioni attuate nel 1439 da Giacomo Caldora forse nella parte esterna. Nel XV secolo il precedente palazzo venne trasformato in castello dai d’Avalos. Altre trasformazioni sono state fatte da Cesare d’Avalos nel XVIII secolo.[21]

Altri castelli

  • Castello Aragonese, sulla ex statale 16, nei pressi della chiesetta di San Michele. Attualmente è sede di un ristorante.[22]
  • Castello di Miramare, nei pressi della villa comunale in centro. Si tratta di un torrione quadrangolare di colore rosso, con vista sul mare e sul golfo.[23]

Torri

  • Torre di Bassano. La torre è sita in piazza Rossetti.[24]
  • Torre Diomede del Moro
  • Torre di Santo Spirito
  • Resti della Torre Sinello. Sono siti in località Torre Sinello presso la Riserva Naturale di Punta Aderci. Il primo impianto è risalente al XVI secolo. La torre è posta in modo da controllare il porto di Vasto in epoca spagnola. Era in stretto contatto visivo con altre torri poste nelle vicinanze tra cui la Torre di Punta Penna e con quella del Sangro nel comune di Torino di Sangro. Le torri abruzzesi sono state terminate nel 1569.[25]
  • Torre di Punta Penna. È sita in località Punta Penna. Come per la precedente torre, il primo impianto risale al XVI secolo, doveva essere terminata nel 1569 ed era in stretto contatto visivo con le torri limitrofe, a differenza della torre precedente, oltre che con la Torre Sinello era in contatto con la torre di San Salvo. La torre controlla l’insenatura che ospita l’attuale porto di Vasto.[26][27][28]

Monumenti

Monumento in onore di Gabriele Rossetti.

  • Monumento a Gabriele Rossetti, nell’omonima piazza del centro storico
  • Monumento all’emigrante, in piazza Belvedere Romani, opera dello scultore ortonese Aldo D’Adamo.
  • Monumento alla Bagnante, collocato sulla scogliera a Vasto Marina.
  • Monumento ai caduti vastesi, in piazza Caprioli.

Musei

Oltre al Museo civico archeologico e alla pinacoteca comunale, ospitati nel Palazzo D’Avalos, è presente un museo del costume.

I ruderi di Histonium

La Piazza Rossetti conserva la forma ellissoidale dell’anfiteatro.[29]

  • In via Cavour sono presenti i ruderi delle cisterne di Santa Chiara realizzate in opus signinum.[29]
  • In Via Adriatica vi sono le terme risalenti al II secolo d.C. suddiviso in tre livelli.[29][30]
  • Presso l’ospedale si trovano alcuni resti murari di un edificio della fine del I-metà del II secolo d.C.[29]
  • In Via V. Lancetti vi sono delle Piccole Cisterne.[29]
  • Presso Via S. e F. Ciccarone vi è un rudere archeologico denominato cappella della Madonna del Soccorso. Da questo luogo proviene la lastra funeraria di Caius Hosidius Veteranus ora posta nel museo archeologico di Vasto.[31]
  • In Via Antonio Bosco 16 vi è un tempietto romano.[32]

Ex campo di concentramento, Politeama Ruzzi, biblioteche e fontane

Fianco di un palazzo vastese in stile veneziano

  • Ex campi di concentramento. Sono siti nella Villa Santoro (ex Villa Marchesani) in Via A. Marchesani e nell’albergo Ricci (Ex Villa Ricci) in Corso Zara entrambi a Vasto Marina.[33]
    • Storia: I campi di concentramento di Vasto Marina risalgono all’11 giugno 1940 e su richiesta delle autorità militari ne fu chiesta la chiusura per prevenire atti di spionaggio nell’agosto 1943, ma nell’8 settembre 1943 era ancora funzionante per alcuni prigionieri slavi, comunque dovette funzionare fino alla fine del mese.[33]
    • Staff e capienza: Il direttore, fino al 16 agosto del 1943, era Giuseppe Prezioso, sostituito in seguito dal vice commissario aggiunto di polizia di stato Giuseppe Geraci. Come sorveglianti vi furono 12 carabinieri e come assistente sanitario vi fu Nicola D’Agostino. Furono occupati 181 posti su di una capienza preventivata di 170 persone, tuttavia, su di una precedente nota del 27 aprile del 1940viene affermato che la capienza stimata sia di 480 persone.[33]
    • Crimini dei gestori del campo di concentramento: Precioso – Prezioso capo del campo di internamento, autore di crimini ad Istonio Marina nel 1941-43, fu ricercato dalla Jugoslavia. Geraci Giuseppe, capo del campo d’internamento, colpevole di crimini nel campo di concentramento di Lipari nel 1941-43, fu ricercato per tortura dalla Jugoslavia. Carincia, membro dello staff del campo di internamento, ha compiuto crimini ad Istonio Marina. Fabriano Pisticci, autore di crimini nel 1943, fu ricercato dalla Jugoslavia.[33]
    • Tipologia internati: anti-fascisti ed italiani ritenuti pericolosi. Da luglio ad ottobre del 1940 a Vasto (allora Istonio) fu confinato Giuseppe Scalarini a cui nel gennaio 2012 la città ha dedicato un’importante mostra alla Pinacoteca di Palazzo D’Avalos. Tuttavia non mancano gli ebrei o persone di origine ebrea come il dottor Herman Datyner, ebreo di nazionalità polacca che fu trasferito in questa prigione da Casoli. In seguito vi furono trasferiti anche vari slavi.[33]
    • Episodi di trasferimentoMauro Venegoni ed Angelo Pampuri sono stati trasferiti nella colonia delle Tremiti nel gennaio 1941 per atti sovversivi scoperti dal direttore tramite una segnalazione di alcuni internati. Rodolfo Pellicella detto Leonin, operaio antifascista fu trasferito a Ventotene per aver rivolto delle parole, con un tono di voce, accompagnate da una gesticolazione, rivolte a dei carabinieri ritenute canzonatorie. Dopo il 25 luglio 1943 il Ministero dell’Interno, per mancanza di posti liberi in altri campi di concentramento, fa trasferire sono i prigionieri ritenuti più pericolosi fino alla chiusura avvenuta nel settembre successivo.[33]
  • Politeama Ruzzi. È sito in Corso Nuova Italia. Risale al 1931. Una ristrutturazione ha danneggiato l’interno. Durante il ventennio fascista fu edificato il quartiere di Corso Nuova Italia sito fuori del centro storico di Vasto. Il progetto iniziale è del 1906 poi realizzato nel 1924. Molti edifici che si affacciano sul corso alcuni sono in stile neoclassico altri in stile liberty. Il Politeama doveva avere funzioni sociali e culturali oltre che ospitare le riunioni del Partito Nazionale Fascista. Il primo progetto fu disegnato dall’ingegnere Antonio Izzi nel 1927 con linee curve, motivi floreali e le vetrate con bifore e trifore secondo lo stile dell’Art Nouveau. La facciata ha un portico con cinque arcate. Sulle chiavi di volta degli archi a tutto sesto sono incise le iniziali del commissionario Giovanni Ruzzi. Nei piani superiori le lesene hanno varie decorazioni. Alcuni punti dell’architettura richiamano l’accademismo tardo-ottocentesco, ed alcune decorazioni, oltre alla su citata Art Nouveau, allo stile della secessione viennese.[34]
  • Biblioteche:
    • Biblioteca civica G. Rossetti. È sita nella Loggia Amblingh. Fu istituita con la delibera comunale del 29 maggio 1865. Tra il 1865 ed il 1871 fu allestita nel Palazzo Betti, in via anelli, in alcuni locali affidati in comodato d’uso gratuito da Filippo Betti. I primi libri, circa 200, sono stati donati da Federico Bucci e dagli eredi dell’ex sindaco Pietro Muzii. Tuttavia la maggiore donazione fu del convento di Sant’Onofrio, in seguito all’abolizione del convento, del 1899 con circa 800 libri. Nel 1883 il figlio William Michael Rossetti donò il Fondo Rossetti consistente in opere e lettere mentre il pittore Filippo Palizzi donò dei materiali autografi suoi e dei suoi fratelli ed il poeta Romualdo Pantini donò degli scritti concernenti la sua produzione artistica e letteraria, nonché parte del suo epistolario con Giovanni Pascoli. Dopo la prima guerra mondiale la biblioteca fu spostata, in seguito all’acquisizione di un comitato, nella casa natale di Gabriele Rossetti la quale, quest’ultima, nel 1924 venne dichiarata monumento nazionale. In seguito, nel 1929 il palazzo fu donato al comune. In una clausola della donazione si esprimeva che doveva essere costituito un Museo G. Rossetti che, attualmente, non è stato istituito. Del periodo originario del palazzo di G. Rossetti, di cui l’impianto originario è del XV secolo non rimane nulla. Nel 1960 si tenne nella biblioteca una mostra del centenario dell’Unità d’Italia di cui i maggiori cimeli esposti sono: un tricolore, delle insegne del battaglione Vasto durante la guerra d’indipendenza del 1860, documenti e fotografie di caduti, spade, sciabole, pistole, medaglie, un ritratto di Giuseppe Garibaldi realizzato da Filippo Palizzi ed una statua in gesso di Gabriele Rossetti. Nel 1998 parte della biblioteca fu spostata nella casa di Raffaele Mattioli. Nella casa Rossetti è custodito il Fondo Rossetti costituito da circa 22000 volumi, 22 manoscritti (volumi patrii) ed il Lascito Spataro composto da 68 pubblicazioni del XVIII secolo. Nel primo e nel secondo piano di casa Rossetti sono custoditi i faldoni dell’Archivio Storico Comunale con dei documenti che arrivano fino al 1945.[35]
    • Biblioteca civica Palazzo Mattioli. È sita in Corso De Parma. La biblioteca originale fu istituita mediante delibera comunale del 29 maggio 1865, indi, dopo essere stata trasferita a Csa Rossetti nel dopoguerra, fu spostata in parte in Palazzo Mattioli. Il palazzo presenta delle infiltrazioni di acqua piovana per via della presenza di guano di avifauna nei pluviali e nel cortile. Nel 1988 i figli del banchiere ed umanista Raffaele Mattioli donarono al comune il palazzo del loro genitore insieme a 3800 volumi appartenuti al Mattioli stesso. Il palazzo sorge nell’ex “Corsea degli scarpari”. La facciata è neo-rinascimentale. Attualmente, dopo la donazione dell’altra biblioteca comunale, questa biblioteca supera le 30000 unità, più un centinaio di stampe e cinquecento spartiti musicali. Recentemente è stato donato alla biblioteca il Fondo Molino composto da 600 volumi oltre a mille opere non ancora inventariate.[36]
  • Fontane:
    • Fonte della Piazza. È sita in Piazza Barbacani ma originariamente si trovava in Piazza Grande, l’attuale Piazza L.V. Pudente da dove fu trasferita nel 1927. È stata edificata nel 1629 su commissione della famiglia d’Avalos. Nel 1839 fu arricchita da un cancello artistico di Nicola Maria Pietrocola ora non più esistente. La fontana consta di una vasca ottagonale realizzata in pietra. Su quattro lati sono inseriti dei mascheroni sempre in pietra. Dei cannelli consentono la fuoriuscita dell’acqua mediante uno stelo decorato con delle sbaccellature e sormontato da una coppa. L’accesso alla fontana è consentito mediante due gradoni.[37]
    • Fonte Nuova. È sita in Via di Porta Palazzo. La fontana fu costruita nel 1814 per canalizzare le acque che sgorgavano presso la cappella della Madonna della Neve. Successivamente fu distrutta dalla frana del 1816. In seguito fu ricostruita nel 1848mediante ordinanza dell’allora sindaco Pietro Muzii. Il progetto è di Nicola Maria Pietrocola. La fonte è chiamata anche detta Tambelli. È stata recentemente ripulita dalla vegetazione che la ricopriva. Al centro è sito un arco a tutto sesto con delle lesene ai lati. Sopra l’arco della volta è posto un mascherone in pietra. Entro un cancello vi è un ninfeo da cui, mediante un cannello, esce l’acqua che si riversa in una vasca in